Recenti ricerche archeologiche nell'area
di Mileto Vecchia (Mileto - V V)
di Francesco A. Cuteri
In Calabria, nuove ricerche archeologiche, maturate in un clima di
crescente interesse verso il periodo medievale, hanno consentito, tra
l'altro, di acquisire importanti dati in riferimento all'età
medio-bizantina e normanna'. Si tratta di indagini promosse o patrocinate
dalla Soprintendenza per i Benì archeologici, che hanno interessato
contesti urbani (Reggio Calabria), complessi fortificati (Amendolea),
monasteri (SS. Trinità di Mileto e S. Giovanni Theristìs di Bivongi),
chiese cattedrali (Bova). A questo importante elenco è oggi possibile
aggiungere la Cattedrale di Mileto, oggetto di preliminari indagini
conoscitive nell'autunno del
2002.
Com'è noto, a pochi chilometri dall'attuale Mileto (VV) si conservano i
resti dell'antico centro conosciuto come Mileto Vecchia.
La città medievale, definitivamente abbandonata in seguito al disastroso
sisma del
1783, si
caratterizzava come un centro di dorsale, posta com'era tra due rilievi di
calcare pertinenti al sistema collinare che dal monte Poro scende verso la
vallata del Mesima2.
Sulle origini della città e soprattutto sulle fasi bizantine non si
dispone di nessuna documentazione storica certa. E' certo, invece, che nel
1058 Roberto il
Guiscardo faceva dono al fratello Ruggero del castrum Melitense. E'
dunque probabile che prima della conquista normanna Mileto fosse un
piccolo borgo fortificato, o kastron, posto a controllo della via
tirrenica. Come è stato di recente osservato, "durante il suo lungo
governo Ruggero I prese varie misure per trasformare un castello
insignificante, situato in un territorio a popolazione esclusivamente
greca di lingua e religione, nella capitale della potente contea normanna
di Calabria e di Sicilia"3.
La capitale normanna, sede forse a partire dal
1085 di una zecca,
assunse ancora maggiore importanza e acquisì lo status di città con
l'istituzione, nel
1081, della sede
vescovile4.
A partire dal XIII secolo Mileto, pur rimanendo un centro popoloso, iniziò
progressivamente a perdere la posizione eminente precedentemente avuta,
certamente legata al ruolo strategico svolto nelle fasi della conquista;
del decadimento e impoverimento della cittadina danno testimonianza anche
i materiali ceramici raccolti in superficie nell'area urbana'.
La distruzione avvenuta nel
1783 e la mancanza di
ricerche specifiche non hanno finora permesso di ricostruire la
connotazione urbanistica del centro e di individuarne l'impronta
originaria.
Nella nuova articolazione urbanistica che caratterizzò il capoluogo di
quella che Goffredo Malaterra definisce la provincia Melitana,
particolare peso assunse la fondazione, avvenuta secondo uno schema ben
documentato, dell'abbazia benedettina di S. Angelo o della SS. Trinità.
Questa, costruita fuori dalle mura sulla collina detta Monteverde, è da
intendersi come "punto nodale nella
I
Nel corso
degli anni novanta, importanti ricerche sono state compiute a S.
Severina (MoRRONE
1998),
Gerace, Tropea (DI
GANGI-LEBOLE Di
GANGI
1998),
Nicastro, S.Eufemia di Lametia Terme (RUGA
1994; Di
GANGI
1994),
Mileto (MARINO
1998;
FIORILLO-PEDUTO
2000);
S.
Giovanni Theristls di Bivongi (CUTERI-IANNELLI
2000).
Recentissime sono invece le ricerche nel castello di Amendolea (cfr.
Amendolea
2000),
a
Piazza Italia a Reggio Calabria (AccARDO-CUTERI
2001),
e l'analisi stratigrafica delle murature del S. Omobono di
Catanzaro, edificio civile normanno successivamente trasformato in chiesa
(CUTERI
2001)
2
ZINZI
1985.
3
VON
FALKENHAUSEN
1998.
4
FIORILLO-PEDUTO
2000.
5
FIORILLO-PEDUTo
2000,
p.
226;
buona parte dei reperti ceramici pubblicati sono erroneamente riferiti al
complesso abbaziale della SS.
Trinità, ma
essi vennero rinvenuti da alcuni membri dell'Accademia Milesia in un
terrazzo posto a oriente dell'antica cattedrale,e dunque in piena area
urbana.
Rekatholiseirung
avviata dai Normanni e caposaldo nella vicenda architettonica d'un
romanico nascente nel nuovo quadro politico-culturale dell' esrtremo Sud"6.
Ampiamente studiata e letta nei suoi valori
ideologici, formali e strutturali7,
la chiesa abbaziale è stata oggetto in tempi recenti di alcune campagne di
scavo, pulitura e rilievo ad opera della Soprintendenza Archeologica della
Calabria e dell'Università di Salerno8.
Tali ricerche, riprendendo anche le trincee scavate dall'Orsi9,
hanno portato ad una più completa lettura planimetrica dell'edificio, con
l'individuazione di fasi edilizie intermedie rispetto a quelle già note di
XI e XVII secolo, alla scoperta di alcune sepolture riferibili sia alla
prima fase dell'impianto cimiteriale che a quella di età moderna, e al
rinvenimento di piccole lastre di vetro colorate e decorate, appartenenti
alle vetrate della chiesa (XI-XII secolo)10.
Con la campagna di scavo della primavera del
199911, è stato inoltre possibile portare alla luce alcune basi di colonne in
marmo, una delle quali reca incisa la curiosa scritta "MILETO VECHIO",
e individuare, nella navata di destra, il punto esatto in cui nel
Settecento era posto il sepolcro di Ruggero12.
Sono inoltre stati recuperati numerosi reperti tra i quali segnaliamo i
tasselli marmorei di differente misura relativi alla più antica
pavimentazione (in marmo bianco, giallo e nero, in serpentino e in
porfido), e alcune iscrizioni marmoree frammentarie, una delle quali reca
la scritta
"COMES°".
Parallelamente, si è dato inizio allo
studio delle apparecchiature murarie e dei materiali da costruzione13.
Ciò ha consentito di stabilire, grazie anche al rinvenimento di un concio
che reca inciso un marchio di lapicida, importanti connessioni costruttive
con altri edifici romanici dell'Italia meridionale quali l'Incompiuta di
Venosa, la Cattedrale di Cefalù, il S. Adriano di S. Demetrio Corone, il
S. Omobono di Catanzaro14
Alcuni dei materiali rinvenuti nel corso
degli scavi nell'area della SS. Trinità, sono stati recentemente esposti
(ottobre
2002), insieme ad alcuni capitelli romanici già presenti nel Museo Statale
di Mileto, nella mostra allestita presso il Museo di Lipari, in un'ala del
Castello, dal Titolo: "Alle radici della civiltà mediterranea - I Normanni
nello Stretto".
Nel
2002,
importanti ricerche archeologiche sono state avviate anche in quello che
viene giustamente inteso come il fulcro topografico e simbolico della
città: la Cattedrale di S. Nicola. La campagna di scavi, diretta dalla
dott. ssa Maria Teresa lannelli della Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Calabria, è stato coordinato sul campo dal prof.
Francesco A. Cuteri (Univ. "Mediterranea" di RC) e dalla dott. Barbara
Rotundo (Scuola di Specializzazione in Archeologia - Univ. di Roma "La
Sapienza"), e ha visto l'attiva e concreta partecipazione
dell'Amministrazione Comunale, in particolare del Sindaco, dott. Domenico
Antonio Crupi, dell'Assessore alla Cultura, arch. Francesco Staropoli, e
di Giuseppe Bulzomì.. Lo scavo è stato possibile grazie anche al
contributo di alcuni volontari di Mileto e di un gruppo di studenti del
Corso di Laurea in Storia e conservazione dei Beni architettonici e
Ambientali (Università "Mediterranea" di Reggio Calabria).
Nel corso delle indagini archeologiche è
stato possibile portare alla luce una piccola porzione del muro
perimetrale meridionale e l'intero corpo absidale, in precedenza solo in
minima parte visibile. Nell'abside di destra, conservata solo per metà,
sono stati riconosciuti i resti di un'ampia finestra che dava luce ad una
piccola cripta, quella indicata nelle antiche planimetrie della
6
ZINZI
1985.
7
OCCHIATO
1994;
GARZIA ROMANO
1988.
8
MARINO
1998;
FIORILLO-PEDUTO
2000.
9
ORSI
1921.
lo MARINO
1998;
FIORILLO-PEDUTO
2000.
11
La campagna di scavo è stata diretta dalla dott.ssa Maria Teresa
lannelli ( Sopr. Arch. della Calabria).
12
Sulle vicende del sarcofago di Ruggero si rimanda a quanto di recente
proposto in MORRONE
2001
e OCCHIATO
2001.
13
Le cave di calvare evaporitico, spesso vacuolare, utilizzate per la
costruzione della SS Trinità e della Cattedrale sono state da me
individuate nell'area di S. Calogero, non lontano da Mileto Vecchia.
14
ZORIC
1989;
GARZYA ROMANO
1988;
CUTERI
2001;
CUTERI C.S.
Rekatholiseirung
avviata dai Normanni e caposaldo nella vicenda architettonica d'un
romanico nascente nel nuovo quadro politico-culturale dell' esrtremo Sud"6.
Ampiamente studiata e letta nei suoi valori
ideologici, formali e strutturali7,
la chiesa abbaziale è stata oggetto in tempi recenti di alcune campagne di
scavo, pulitura e rilievo ad opera della Soprintendenza Archeologica della
Calabria e dell'Università di Salerno8.
Tali ricerche, riprendendo anche le trincee scavate dall'Orsi9,
hanno portato ad una più completa lettura planimetrica dell'edificio, con
l'individuazione di fasi edilizie intermedie rispetto a quelle già note di
XI e XVII secolo, alla scoperta di alcune sepolture riferibili sia alla
prima fase dell'impianto cimiteriale che a quella di età moderna, e al
rinvenimento di piccole lastre di vetro colorate e decorate, appartenenti
alle vetrate della chiesa (XI-XII secolo)10.
Con la campagna di scavo della primavera del
199911, è stato inoltre possibile portare alla luce alcune basi di colonne in
marmo, una delle quali reca incisa la curiosa scritta "MILETO VECHIO",
e individuare, nella navata di destra, il punto esatto in cui nel
Settecento era posto il sepolcro di Ruggero12.
Sono inoltre stati recuperati numerosi reperti tra i quali segnaliamo i
tasselli marmorei di differente misura relativi alla più antica
pavimentazione (in marmo bianco, giallo e nero, in serpentino e in
porfido), e alcune iscrizioni marmoree frammentarie, una delle quali reca
la scritta
"COMES°".
Parallelamente, si è dato inizio allo
studio delle apparecchiature murarie e dei materiali da costruzione13.
Ciò ha consentito di stabilire, grazie anche al rinvenimento di un concio
che reca inciso un marchio di lapicida, importanti connessioni costruttive
con altri edifici romanici dell'Italia meridionale quali l'Incompiuta di
Venosa, la Cattedrale di Cefalù, il S. Adriano di S. Demetrio Corone, il
S. Omobono di Catanzaro14
Alcuni dei materiali rinvenuti nel corso
degli scavi nell'area della SS. Trinità, sono stati recentemente esposti
(ottobre
2002), insieme ad alcuni capitelli romanici già presenti nel Museo Statale
di Mileto, nella mostra allestita presso il Museo di Lipari, in un'ala del
Castello, dal Titolo: "Alle radici della civiltà mediterranea - I Normanni
nello Stretto".
Nel
2002,
importanti ricerche archeologiche sono state avviate anche in quello che
viene giustamente inteso come il fulcro topografico e simbolico della
città: la Cattedrale di S. Nicola.

La campagna di scavi, diretta dalla
dott. ssa Maria Teresa lannelli della Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Calabria, è stato coordinato sul campo dal prof.
Francesco A. Cuteri (Univ. "Mediterranea" di RC) e dalla dott. Barbara
Rotundo (Scuola di Specializzazione in Archeologia - Univ. di Roma "La
Sapienza"), e ha visto l'attiva e concreta partecipazione
dell'Amministrazione Comunale, in particolare del Sindaco, dott. Domenico
Antonio Crupi, dell'Assessore alla Cultura, arch. Francesco Staropoli, e
di Giuseppe Bulzomì.. Lo scavo è stato possibile grazie anche al
contributo di alcuni volontari di Mileto e di un gruppo di studenti del
Corso di Laurea in Storia e conservazione dei Beni architettonici e
Ambientali (Università "Mediterranea" di Reggio Calabria).
Nel corso delle indagini archeologiche è
stato possibile portare alla luce una piccola porzione del muro
perimetrale meridionale e l'intero corpo absidale, in precedenza solo in
minima parte visibile. Nell'abside di destra, conservata solo per metà,
sono stati riconosciuti i resti di un'ampia finestra che dava luce ad una
piccola cripta, quella indicata nelle antiche planimetrie della
6
ZINZI
1985.
7
OCCHIATO
1994;
GARZIA ROMANO
1988.
8
MARINO
1998;
FIORILLO-PEDUTO
2000.
9
ORSI
1921.
lo MARINO
1998;
FIORILLO-PEDUTO
2000.
11
La campagna di scavo è stata diretta dalla dott.ssa Maria Teresa
lannelli ( Sopr. Arch. della Calabria).
12
Sulle vicende del sarcofago di Ruggero si rimanda a quanto di recente
proposto in MORRONE
2001
e OCCHIATO
2001.
13
Le cave di calvare evaporitico, spesso vacuolare, utilizzate per la
costruzione della SS Trinità e della Cattedrale sono state da me
individuate nell'area di S. Calogero, non lontano da Mileto Vecchia.
14
ZORIC
1989;
GARZYA ROMANO
1988;
CUTERI
2001;
CUTERI C.S.
chiesa edite dal Napoleone, o forse ad una
piccola chiesa-cappella sotterranea15.
Nell'abside centrale sono invece ben riconoscibili gli interventi edilizi
che sono stati eseguiti nel tempo e che hanno in parte alterato
l'originaria struttura. Non sono state al momento individuate, in questo
settore, resti della pavimentazione.
Nell'abside laterale di sinistra, quella
più conservata, sono state invece individuate tracce di sepolture, e lenti
di calce, residuo di un più antico piano di calpestio. La muratura appare
qui ben leggibile, anche se si registrano interventi di demolizione volti
ad asportare le decorazioni che ornavano la struttura, probabilmente
marmoree. Sono stati infatti rinvenuti, proprio in questa zona, numerose
scaglie e lastrine di marmo.
Sulla base dei primi dati archeologici e
dell'analisi delle strutture murarie superstiti, appare evidente che
l'intero corpo absidale oggi visibile è il frutto di una
ricostruzione della chiesa, avvenuta forse nel corso del XIV secolo.
L'impianto originario di età normanna era molto più pronunciato e
articolato di quello attuale e nelle sue strutture, dopo la ricostruzione
bassomedievale, furono ricavate alcune cappelle gentilizie. Di queste, lo
scavo ne ha evidenziate alcune con importanti tracce di affreschi. Tali
affreschi sono stati scoperti solo in parte, al fine di poterli
documentare, e sono stati immediatamente ricoperti, in attesa di poter
intervenire congiuntamente con lo scavo e i primi interventi di
consolidamento e restauro.
Nel corso della ricerca, che ha tra l'altro
consentito di mettere in luce il perimetro orientale del muro che
recingeva l'area del Vescovado, sono stati recuperati numerosi reperti. Si
tratta di frammenti di vetro pertinenti alle vetrate sei-settecentesche, e
a bicchieri medievali, ceramiche (frgg. di piatti e boccali) che coprono
un arco cronologico che va dal XIII al XVIII secolo, mattonelle in
maiolica, frammenti di sculture marmoree e, infine, porzioni di iscrizioni
in marmo riferibili ad antichi sepolcri gentilizi o vescovili.
Nonostante il limitato intervento
archeologico, tutti questi reperti, e le strutture messe in luce,
evidenziano le straordinarie potenzialità dell'area e lasciano intuire la
complessa articolazione della sommità collinare, frutto delle
trasformazioni urbanistiche avvenute tra età bizantina e età moderna.
Lo scavo ha altresì evidenziato che solo
nuove, approfondite ricerche possono oggi offrire un contributo ad una più
precisa conoscenza dei monumenti medievali di Mileto, evitando al contempo
il rischio di incorrere in interpretazioni basate su supposizioni o
sull'analisi di ciò che non vi è o non si vede.
15
Per una prima proposta di lettura
del complesso architettonico cfr.
OCCHIATO
1994,
pp.
193 ss.
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|