I
VICHINGHI E LA FRANCIA SETTENTRIONALE Lucien Musset
Quando
si affronta questo argomento, due idee antitetiche vengono subito in
mente: innanzitutto che la Normandia e i Normanni devono la loro
esistenza, il loro nome e la loro peculiarità all'insediamento di
popolazioni giunte dal nord; quindi che la Normandia non è per questo
diventata un paese di tipo scandinavo: essa non smise mai di appartenere
alla comunità francese né di parlare francese. Conciliare
queste idee apparentemente contraddittorie ricorrendo a una coerente
spiegazione storica costituirà la sostanza delle poche pagine che
seguono. Le
coste della futura Normandia furono ben presto toccate dalle incursioni
marittime dei Vichinghi; le prime sono direttamente documentate intorno
all'800 ed è stato tramandato un racconto abbastanza particolareggiato
che riguarda l'incursione sul corso inferiore della Senna nell'820. Con
la generazione successiva tali incursioni si moltiplicarono e si
prolungarono fino ad assumere, verso la metà del IX secolo, una cadenza
pressappoco annua. Poco
dopo la situazione delle popolazioni indigene diventò talmente
insostenibile che nessun cronista poté raccontarla e quindi lo
svolgimento preciso degli avvenimenti sfugge completamente o quasi dopo
1'870. Se
abbiamo una conoscenza approssimativa di quel che accadde nella bassa
Senna, resta invece sconosciuto quel che avvenne sul resto del litorale,
tranne la fuga precipitosa del clero che tentò di nascondere al riparo,
nel retroterra, le reliquie e gli archivi. Dopo
tentativi di difesa di ben poco giovamento, quali la riparazione delle
cinte murarie urbane e la costruzione di ponti fortificati, il governo
carolingio abbandonò nel-1'867 la parte occidentale di quella che sarebbe
stata la futura Normandia ponendola sotto la tutela dei Bretoni,i quali
tuttavia non poterono proteggerla efficacemente. Sembra
che la monarchia sia riuscita a controllare Rouen e le zone limitrofe fino
al 906 circa, ma nel 911 il re Carlo III il Semplice decise, con il
trattato di Saint-Clair-sur-Epte,di cedere la stessa Rouen e i distretti
vicini a Rollone, capobanda vichingo che da qualche tempo operava in
quella regione. Fu questo il primo nucleo dello stato normanno. Il
resto dell' attuale Normandia passò solo progressivamente sottola
sovranità, per molto tempo abbastanza teorica, dei capi di Rouen, nel 924
e nel 93 3. Dopo
più di un secolo di devastazioni giungeva allora a termine il «primo
periodo vichingo» in tutta l'Europa. Questi
dati molto generali pongono, fra gli specialisti della materia, diversi
problemi di soluzione difficile e spesso controversa. Ci
si pone innanzitutto questo interrogativo:chi erano Rollone e i suoi
compagni? Sembra che Rollone (dallo scandinavo Hròlfr) appartenesse
a una famiglia di capi locali della Norvegia occidentale;dopo una lite con
la dinastia reale, che allora tentava di consolidarsi, quel gruppo
familiare era andato di sperdendosi nel mondo occidentale mentre altri
rami si erano insediati stabilmente nelle isole Orcadi e senza dubbio
anche in Islanda. Se
certamente il grosso dell' esercito di Rollone era per lo più formato da
Danesi, le bande che si stanziarono nel Bessin e a nord del Cotentin
apparivano di composizione diversa, parzialmente anglo danese nel primo
caso, parzialmente norvegese nel secondo. Tutto
ciò risulta da studi condotti a partire dai nomi di luoghi e di persona
attestati in Normandia nell'XI secolo: le testimonianze storiografiche non
presentano alcuna allusione al riguardo. A
partire da indizi della stessa natura si suppone che, in proporzione al
loro numero, gli Scandinavi portarono con sé poche donne; la maggior
parte di essi si sposarono sul posto e ciò spiega perché persero così
rapidamente l'uso della loro lingua. A
eccezione di qualche ambiente ristretto (soprattutto di marinai), sembra
che la lingua nordica sia scomparsa dalla Normandia prima della fine del X
secolo. Furono
tramandate solo alcune espressioni tecniche riguardanti il diritto, la
sfera marittima e forse l'industria del sale. La
concessione iniziale fatta a Rollone stipulava chiaramente,a titolo di
risarcimento, due condizioni che furono osservate abbastanza fedelmente:
il capo scandinavo e i suoi uomini dovevano essere battezzati (Rollone
prese il nome «cristiano» di Roberto e richiamò a Rouen l' arcivescovo
che aveva lasciato la regione) e dovevano ostacolare l'accesso di altre
bande di Vichinghi all'interno del Bassin parigino. In
cambio essi ricevettero gli antichi possedimenti reali e le terre che la
Chiesa era stata costretta ad abbandonare. Quali
regioni furono raggiunte direttamente dalla «colonizzazione » nordica? A
quanto pare, due furono le aree direttamente interessate: la zona del Pays
de Caux, a nord della bassa Senna, e il nord della penisola del Cotentin;
una terza area, pur dovendo subire sensibili influenze, fu meno toccata: i
paesi della bassa Risle, quelli della bassa Dives e quelli della bassa Ome. Nel
resto della Normandia gli Scandinavi attuarono solo stanziamenti più o
meno radi e quasi inesistenti nelle regioni boschive della frontiera
meridionale. A
ogni modo, il numero degli immigrati non fu cospicuo da nessuna parte e
non ce ne furono molti né in città né tra gli strati più modesti della
società rurale. In
quale maniera i Vichinghi si impadronirono del territorio normanno?
Probabilmente non in modo troppo disordinato. Tutto
indica che i principi di Rouen furono capaci di tenere direttamente sotto
controllo una parte importante delle terre precedentemente appartenute
alla corona e soprattutto alla Chiesa. Quanto
restava venne diviso fra i capi, forse secondo l'uso che regolava la
ripartizione del bottino durante le razzie vichinghe. Niente
indica un capovolgimento né del regime dei possessi né della struttura
parrocchiale, anche se è vero che molti luoghi cambiarono nome. Le
città mutarono poco dal punto di vista urbanistico e nessuna di esse
scomparve. L'espressione
tabula rasa, talvolta utilizzata per descrivere la Normandia all'indomani
del 911, è sicuramente sbagliata. D'altronde,
la generale accettazione del cristianesimo spinse a riavvicinarsi al
precedente ordinamento. È
tuttavia necessario giungere a tali conclusioni con la dovuta cautela,
senza dimenticare le opportune differenze tra i diversi periodi storici. Rollone
era ancora un capobanda restio a farsi condizionare. Invece
suo figlio Guglielmo Lunga Spada, nato da madre cristiana, aderì molto
sinceramente all' ambiente franco e cristiano; egli si sposò con Liégarde
di Vermandois, il cui lignaggio era di origine carolingia, coniò moneta e
tentò perfino di ripristinare l'ordine monastico. Tuttavia
la crisi, allora diffusa nelle colonie scandinave d'Occidente, colpì la
Normandia dopo l'assassinio del duca nel 942. Il
paese avrebbe ritrovato una certa stabilità solo durante il lungo regno
del figlio di Guglielmo, Riccardo I (942-996), e soprattutto durante
quello del nipote, Riccardo II (996- 1026), nonostante le violente
sommosse che lo colpirono e che alla fine furono sempre sedate. Sul
finire del primo secolo di esistenza, la Normandia presentava tendenze
contrastanti. Da
una parte il principe di Rouen (che ebbe prima il titolo di conte, quindi
di duca verso l'anno Mille), in qualità di successore, di diritto e di
fatto, degli antichi conti carolingi di Rouen (ma anche di Evreux, Bayeux
eccetera), esercitava il suo potere negli stessi quadri giuridici, faceva
stendere i suoi atti in latino, proteggeva e comandava i vescovi così
come le grandi abbazie. Il
re di Francia non lo infastidiva molto perché egli non possedeva né
terre né diritti in Normandia. Per
altri aspetti invece lo jar! di Rouen (come lo chiamano nel XIII secolo
gli storiografi scandinavi) si presentava molto diverso: esercitava sui
suoi compagni, spesso ribelli, un' autorità che somigliava piuttosto a
quella dei primitivi «re del mare» dell' epoca vichinga; osservava un
diritto spesso tipicamente scandinavo (per esempio in fatto di matrimonio
e di concubinato riconosciuto), disponeva del potere di esiliare e di
espropriare coloro che si ribellavano, poteva mobilitare una flotta
cospicua composta da navi dello stesso tipo di quelle utilizzate un tempo
dai Vichinghi; infine commerciava principalmente con l'Europa del
nord-ovest e seguiva da vicino tutti gli avvenimenti politici che lo
riguardavano. L'antica
prassi vichinga sopravvisse ancora un poco. Si
ricordano fino al 950 circa alcune incursioni di Normanni di Rouen nelle
Fiandre, per procurarsi schiavi; la loro capitale rimase, fino alla fine
del x secolo, un mercato attivo per liquidare il bottino raccolto in
Inghilterra da Danesi e Norvegesi. Sembra
che Normanni del Cotentin avessero partecipato ancora, nella metà del x
secolo, ad alcune spedizioni sulle coste spagnole e forse anche in
Irlanda. In
tali occasioni vari capi vichinghi facevano scalo a Rouen per riposarsi;
ciò vale anche per il futuro ree patrono celeste della Norvegia, Olaf il
Santo, nel 1013. Ciononostante
negli anni che vanno dal 10 15 al 1025 si registra una specie di
interruzione: quando i re danesi, Svein prima e Cnut poi, iniziarono la
conquista metodica dell'Inghilterra, i duchi di Rouen, legati alla
dinastia vinta dal matrimonio di una sorella di Riccardo II con il re
Ethelred, si mostrarono sistematicamente non disponibili nei confronti dei
conquistatori. Da
allora, lo spirito intraprendente dei Normanni si sarebbe rivolto, per
circa mezzo secolo, preferibilmente verso l'interno della Francia e
soprattutto, al di là di quelle terre, verso le regioni del Mezzogiorno. Gli
influssi franchi e feudali sul ducato ne furono notevolmente rafforzati e
i Normanni migliorarono le proprie tecniche nel campo della guerra
terrestre (uso di una cavalleria pesante). Dopo
tale svolta, via via che si procede negli anni, l'antico aspetto nordico
della Normandia va scomparendo; ne sussisteranno però per molto tempo
elementi facilmente riconoscibili, alcuni dei quali sono ancora oggi
evidenti(benché dal 1204 il paese abbia perso tutta l'autonomia
politica), specialmente nei vocaboli riguardanti la toponimia e l'antroponimia. Un'importante
percentuale di località normanne nelle aree segnate dalla «colonizzazione»
nordica conservano ancora oggi nomi che ne rivelano l'impronta, sia che
essi siano composti (e questo è l'indizio più probante) da due termini
scandinavi in posizione del tutto estranea alla tradizione delle lingue
latine (per esempio Ulvedala, Oudalle,«la valle dei lupi»), sia che (e
questo è il caso più ricorrente) il nome di luogo sia formato su di un
antroponimo tipicamente nordico ma gemellato con un termine romanico
locale (per esempio Amundi villa, Mondeville, «la villa di Amund»), sia
ancora che l'habitat abbia ricevuto un nome che in realtà è un prestito
dalla lingua scandinava entrato nella parlata romanica locale (per esempio
Tuitus, il Thuit, «il dissodamento»; lunda, la Lande, «il piccolo bosco»). Non
si sa con precisione in quali condizioni questi nuovi sostantivi siano
riusciti a imporsi, certamente nella maggior parte dei casi su habitat
preesistenti; in particolare non si conoscono quasi mai i protagonisti il
cui nome viene tramandato dai toponimi del secondo tipo (si tratta di
signori senza dubbio, che però sono raramente suscettibili di un
collegamento con le famiglie nobili che conosciamo nell'XI secolo). Va
rilevato che né i nomi di fiumi importanti né quelli di corsi d'acqua
sono stati toccati da questo fenomeno, ma soltanto molti nomi di ruscello
(generalmente col suffisso -bec), mentre mai i nomi delle regioni. Soltanto
nei dintorni di Caen e di Bayeux da una parte, e a nord del Cotentin
dall'altra, molti nomi di campi, di stampo decisamente angloscandinavo,
dimostrano un insediamento autenticamente rurale di popolazioni immigrate,
giunte probabilmente dopo il fallimento di un primo tentativo di
insediamento nei Midlands inglesi; altrove tutto indica un semplice
controllo da parte scandinava. I
nomi degli uomini del medioevo portano anche in Normandia il segno
indiscutibile dell'influenza scandinava: molti si rifanno a tipi comuni
nel nord in epoca vichinga, alla tradizione dei nomi degli dei pagani. Alcuni
di essi si sono conservati fino a oggi in quanto cognomi, come ad esempio
Angot, Anquetil, Osmond, Toustain, Turgis, Turquetil. Sono
conosciuti invece pochissimi nomi di donne: ciò conferma senz'altro
un'immigrazione prevalentemente di tipo maschile. Oltre
all'onomastica, gli Scandinavi portarono in Normandia molte altre
innovazioni. Si
devono a loro, ad esempio, una misura agraria (probabilmente imposta dal
governo ducale), 1'acre (1' «acro»); alcuni concetti di diritto penale
sicuramente nordici e anglo danesi, quali la hamfara (1' «assalto a una
casa») o 1'ullac (<<dichiarare qualcuno fuorilegge»); forse anche
diritti di successione, sicuramente usanze matrimoniali eccetera. Ma
non sono tanto importanti questi numerosi dettagli, quanto risulta
essenziale lo spirito nuovo che allora si affermò. Le
contee franche governate dai discendenti di Rollone non avevano
manifestato precedentemente alcuna forma di spiccata originalità né
alcuna vocazione marittima. Con
i Vichinghi i cambiamenti furono molti: essi portarono nei paesi della
conquista un estremo dinamismo, uno spirito intraprendente e una
ragguardevole capacità di adattamento che andranno esternandosi nell'XI
secolo in molte direzioni, dall'Italia meridionale all'Inghilterra
attraverso l'impero bizantino, la Dalmazia, la Catalogna e il nord della
Spagna. Le
coste normanne erano animate da un' attività intensa fino ad allora
sconosciuta; vi si moltiplicarono i porti, di cui alcuni fondati
appositamente rimangono tuttora attivi; citiamo Dieppe (il cui nome è
probabilmente di origine scandinava: «la profonda»), Caen e anche
Barfleur, che ha preceduto Cherbourg. I
documenti scritti e figurativi («arazzo» di Bayeux) mostrano che, fino
al culmine del XII secolo, venivano adoperati nel ducato battelli di tipo
nordico, le «esnecche» (in latino isnecchia, esnecca). Lungo
le coste, la caccia ai cetacei si sviluppò secondo modalità prettamente
scandinave. Questi
dati parlano da soli. Gli
archeologi invece dispongono soltanto di qualche dato, deludente se
paragonato alle constatazioni filologiche fatte fin qui. Alcune
scoperte di armi o di ceramiche rimangono di dubbia attribuzione. Un
solo paio di gioielli femminili (rinvenuti da oltre un secolo, a Pltres, a
sud-est di Rouen) è di importazione scandinava accertata. Il
tipo umano nordico sembra poco modificato (è vero che già nell' alto
medioevo subì influenze germaniche), anche se pare che le aree in cui i
nomi di luoghi indicano un'infiltrazione nordica abbiano mantenuto per
molto tempo una più elevata percentuale di capelli biondi e di occhi
azzurri. Non
sono debitori ai Vichinghi né 1'arte normanna, quale si è sviluppata a
partire dall'XI secolo, nel senso che i Vichinghi non costruivano con la
pietra, né la letteratura normanna, che per un secolo e mezzo si espresse
solo in latino. Queste
constatazioni pongono ancora molte domande rimaste a tutt' oggi senza
risposta. È
evidente però che a partire dalla fine del X secolo i Normanni si
sforzarono di sembrare cristiani normali respingendo consciamente alcuni
tratti che denunciavano le loro origini barbare e pagane. Ciononostante
essi serbarono con fierezza talvolta ostentata il desiderio di
distinguersi dagli altri Francesi e di affermare la loro originalità con
1'attaccamento alla dinastia di Rollone. Questi
sentimenti - è utile sottolinearlo - furono condivisi da tutti gli
abitanti del ducato, qualunque ne sia stata l'origine: tutti risentivano
in una certa misura dell' eredità vichinga. Bibliografia: PRENTOUT,
1911; ADIGARD
DES GAUTRIES, 1954; MUSSET,
1961; MUSSET,
1970; MUSSET,
1976a; FELLOWS-]ENSEN,
1988; RENAUD,
1989.
Oslo
Museo di Bygdoy: Nave di Oseberg, IX
secolo |