LE ARMI

Alessandro Tomei

Le Mans (Loire), Musée Tessé, Collection des Musées du Mans: spada vichinga trovata a Rennes, X-XI secolo

 

Pochi periodi e aree culturali nell' ambito della storia dell' armamento medievale sono documentati da una cosÌ ampia gamma di testimonianze iconografiche come nel caso dell'età dell'espansione normanna in Europa.

 Non solo, infatti, disponiamo dellò straordinario e intensamente evocativo repertorio di armi offensive e difcnsi· ve dispiegato nell' «arazzo» di Bayeux, ma anche numerose illustrazioni di manoscritti di area anglofrancese, soprattutto della seconda metà del XII secolo - cosÌ come pure qualche pittura murale e qualche scultura in pietra o legno - forniscono interessanti indicazioni sulle fogge e tipologie del corredo militare dei guerrieri normanni.

Bayeux (Calvados), Musée de la Tapisserie: ricostruzione di guerriero normanno a cavallo

A fronte di quest' ampia documentazione iconografica, però, assai poco numerosi - e quasi tutti di scavo - sono i manufatti conservati, ascrivibili con relativa sicurezza all'attività di botteghe di armaioli normanni.

 Una trattazione delle caratteristiche form ali e tipologiche dell'armamento normanno deve perciò necessariamente prendere l'awio da un esame delle testimonianze figurative e quindi, anzitutto, dall'«arazzo» di Bayeux, che, sin dagli inizi del nostro secolo è stato oggetto di attenti studi, volti a individuare i dettagli tecnici e costruttivi delle armi offensive e difensive in esso raffigurate.

 Certo è, peraltro, che i sottili grafismi e le estreme stilizzazioni connaturate alla tecnica stessa del ricamo - come pure la esiguità della gamma cromatica impiegatarendono il compito dello specialista dell'armamento antico p;micolarmente gravoso, tenendo soprattutto presente che elemento distintivo di un'indagine di questo tipo è, in panicolare, l'individuazione degli elementi strutturali e costitutivi dei manufatti, nonché la valutazione degli aspetti formali degli stessi.

 Studio fondamentale di riferimento per l'analisi dell'armamento raffigurato nell'«arazzo» di Bayeux è quello di Sir James Mann (1965), senza comunque dimenticare alcune osservazioni contenute nel capitolo dedicato al primo periodo normanno della monumentale opera di G. Lak. ing, A Record of European Armour and Anns (1920).

 Più di recente (1985), interessanti precisazioni sull'argomento sono rintracciabili in un contributo di Sir David M.

 Wilson, a commento di un volume fotografico dedicato al ricamo.

 Ben setlantanove dei duecentouno uomini in arme raffigurati nell'«arazzo» di Bayeux indossano una protezione in metallo del capo, del tronco e delle gambe: si tratta del cosiddetto usbergo, realizzato con anelli di ferro intrecciati.

 Il termine deriva dal franconormanno hauberk che sembrerebbe però indicare una protezione, sempre in maglia di ferro, limitata al solo tronco e agli arti superiori e che in italiano si è concordi nel definire camicia di maglia (BOCCIA, 1982, p.  18).

 È da notare che sia i guerrieri normanni sia quelli sassoni indossano un tipo di usbergo praticamente identico (il corrispondente termine anglosassone è byrnie) .

 La maglia di ferro, che in origine era costruita da brattee o squame in ferro o acciaio cucite su una veste in pelle o tessuto pesante, fu in uso nell'Europa settentrionale almeno sin dal III secolo a.c., come testimoniano alcuni ritrovamenti a Thorsbjerg e Hjortspring, in Danimarca.

 In seguito in tutto il continente si diffuse la struttura di anelli in ferro o acciaio cuciti sulla veste o intrecciati a formare un vero e proprio tessuto metallico.

 L'«arazzo» di Bayeux sembra mostrare diversi tipi di maglia: ad anelli, a brattee e a losanghe.

 Ma, come è stato giustamente osservato (LAKING, 1920; MANN, 1965; WlLSON, 1985), si tratta probabilmente dell'esito di quelle stilizzazioni e semplificazioni formali dovute agli esecutori dell'opera, cui si faceva cenno in precedenza; in realtà l'usbergo dei guerrieri normanni doveva essere certamente costituito da anelli in ferro intrecciati a traliccio.

 Anche la tipologia stessa degli usberghi, quale appare nel ricamo, presenta diversi aspetti di controversa interpretazione; in particolare alcuni guerrieri normanni indossano protezioni che nella parte inferiore sembrerebbero essere sagomate come veri e propri calzoni ricoperti dagli anelli in ferro; ma è evidente che una foggia di questo tipo avrebbe reso particolarmente scomodo il cavalcare.

 Si tratta, con rutta probabilità, di un caso di riproduzione convenzionale del manufatto da parte degli artefici del ricamo, i quali forse non erano neppure a conoscenza di tutti i dettagli costruttivi degli usberghi.

 Alcuni di questi, poi, sono anche riprodotti stesi su aste orizzontali, portare sulle spalle da due serventi, nella scena del trasporto dei materiali bellici verso le navi normanne.

 Alla luce di queste raffigurazioni sembra più ragionevole pensare che l'usbergo dei Normanni fosse in effetti sagomato come una lunga tunica, aperta da profondi spacchi sul davanti e sul retro, per facilitare i movimenti sia nel combattimento a piedi sia in quello a cavallo.

 Dovettero comunque esistere anche protezioni che avevano la foggia di veri e propri calzoni, come sembra attestare, per esempio, una miniatura di un codice degli inizi del secolo XI, conservato alla British Library (ms. Cotton Claudius, B. IV, c. 24v).

 Alla fine del secolo scorso, poi, il vonLenz (1897, p. 49, tav. II) descriveva un paio di calzoni di maglia di ferro, indatabile, conservato nella collezione Scheremetev di San Pietroburgo.

 Oltre a ciò, va ricordato che nell'«Arazzo» di Bayeux alcuni combattenti a piedi indossano veri e propri calzoni di maglia, lunghi circa fino alle ginocchia.

  Sempre nell'«arazzo», in alcuni casi, particolarmente nelle scene più importanti della narrazione, gli usberghi presentano sul davanti una sorta di bordura rettangolare ricamata con fili di colore differente rispetto a quello con cui è resa la maglia di ferro; si tratta di un elemento di assai difficile interpretazione, stanti la assoluta mancanza di esempi conservatisi, in qualche modo assimilabili, e la conoscenza di un unico possibile confronto iconografico: una miniatura a carta 145r di una Bibbia del secolo XI proveniente dal monastero spagnolo di San Pere de Roda (Parigi, Bibliothèque Narionale, ms. Lat. 6).

Trasporto delle armi, particolare dell'«arazzo» di Bayeux

 Una delle ipotesi proponibili, ma non dimostrabili, è che potesse trattarsi di un pezzo di rinforzo posto alla base del collo, a difesa di una delle zone del corpo del combattente più esposte ai colpi degli avversari.

 Bordure analoghe, ricamate con fili dello stesso colore, appaiono in molti casi anche lungo i margini degli usberghi: si tratta probabilmente di una sorta di imbottitura nei punti terminali della maglia metallica.

 Da notare, infine, la assoluta mancanza di elementi protettivi delle mani.

 Il cranio del combattente era protetto da un caratteristico casco (si preferisce usare questo termine a quelli di elmo o elmetto che indicano una protezione completa della testa), di forma conica, completato da un nasale fisso e, a volte, da un guardanuca.

 Il più famoso casco di questo tipo giunto sino a noi è quello cosiddetto di San Venceslao, conservato nel Tesoro della cattedrale di Praga, risalente a circa la metà del secolo X.

 Il coppo, leggermente costolato, è forgiato in un'unica piastra in ferro, ornata lungo il margine inferiore da una lista applicata, con motivi decorativi in argento di chiara matrice nord europea, che proseguono anche lungo il nasale.

 Un altro esemplare analogo, privo però di elementi decorativi e che presenta lungo il margine inferiore del coppo fori per il fissaggio di un guardanuca di maglia, è conservato nella Waffensammlung di Vienna e proviene da 010- mouc in Moravia.

 Laking (1920, pp. 44 ss.) elenca ben sedici caschi di tipo simile, accomunati essenzialmente dalla forma conica.

 Alcuni dei caschi raffigurati nell'«arazzo» di Bayeux sembrano essere del tipo cosiddetto a bandelle, diffuso in Europa settentrionale tra VIII e x secolo e costituito da spicchi metallici applicati al coppo, stretti da una cerchiatura lungo il bordo inferiore.

 In diversi casi, al di sotto del casco, il cranio appare ulteriormente protetto da un cappuccio di maglia di ferro, a prosecuzione dell'usbergo.

 Elemento caratteristico e fondamentale della combinazione difensiva del guerriero normanno è il famoso scudo di forma allungata, detto appunto «alla normanna» (in inglese kite-shaped shield, letteralmente: ad aquilone), con il margine superiore arrotondato e in basso terminante a puma.

 Esso proteggeva il corpo del guerriero, soprattutto dei cavalieri, dalla spalla fin sotto il ginocchio ed era, come la maggior parte degli scudi medievali, formato da materiali deperibili, come cuoio e legno.

Le Man! (Laire), Musée Tessé, Collectian deJ Musées du Mam:

modello di usbergo, XIX secolo

 

 Sembra essere stato privo di umbone in ferro, al posto del quale doveva però essere posto un elemento decorativo poco sporgente.

 Veniva portato dal combattente grazie a un sistema di cinghie (guigge) e imbracciatura che permettevano una presa assai salda; quando non usato in combattimento veniva appeso tramite le stesse cinghie alla spalla sinistra, lasciando ambedue le mani libere per il maneggio delle redini.

 Appare evidente che i creatori dell' «arazzo» di Bayeux vollero chiarameme distinguere il particolare scudo normanno da quello dei guerrieri anglosassoni, di forma circolare e dotato di un grosso umbone a punta, in ferro, di chiara derivazione germanica, che sembra essere stato caratteristico dei combattenti a piedi.

 Nei diversi episodi dell'«arazzo» di Bayeux è mostrata un' ampia gamma di armi offensive, il cui posto centrale è occupato dalla spada.

 La sua tipologia di base è costituita da una larga lama diritta a due fili, lunga poco più di 90 centimetri, sgusciata alla mezzeria e a punta ogivata.

 A protezione della mano era posto un breve elsa diritto o incurvato verso l'impugnatura; il pomo era a disco o lobato.

 Questo tipo di arma appare essere una diretta derivazione della spada vichinga, ben conosciuta dal punto di vista della struttura grazie ai numerosi esemplari conservatisi.

 Numerosissime miniature inglesi dei secoli XI e XII mostrano vari tipi di spada; merita almeno di essere ricordata la famosa Morgan Leaf (New York, Pierpont Morgan Library, M.619), databile intorno al 1160-1180 e raffigurante Storie di David, in cui compaiono spade con elsi ricurvi verso la lama, splendidi esempi di usbergo, caschi con nasale e un bellissimo scudo alla normanna decorata a losanghe bianche e gialle.

 Particolarmente presente nelle varie scene dell' «arazzo» di Bayeux è la lancia, come arma sia della cavalleria che dei combattenti a piedi.

 Poteva essere o no da lancio, sempre con un corto e robusto ferro costolata a forma di foglia, a volte munito di barbe.

 I cavalieri, anche smontati da cavallo e nelle scene ambientate non sul campo di battaglia, sono spesso raffigurati con la lancia in mano, a simbolo del loro rango guerresco.

 Un'altra tipologia di arma bianca ben documentata dall'«arazzo» di Bayeux è la scure, sia nella versione da combattimento che in quella cerimoniale; costituita da un ferro di discrete dimensioni montato su un manico piuttosto lungo, da impugnarsi con una o ambo le mani.

 Nella forma generale le scuri del ricamo sembrano derivare da quelle dei Vichinghi, ben conosciute grazie a numerosi ritrovamenti.

 Mazze d'armi e bastoni di varia forma, completano il panorama delle armi bianche manesche.

 Rimane poi da ricordare la presenza di numerose raffigurazioni di arcieri, sia sassoni che normanni, che impugnano archi di medie dimensioni; questi combattenti non indossano particolari protezioni per il corpo e hanno accanto, posate sul terreno, le proprie faretre piene di frecce.

 Infine, l' Arazzo di Bayeux mostra numerosi altri dettagli relativi ai diversi accessori dei cavalieri: selle, staffe, redini e speroni, a ulteriore testimonianza della completezza e funzionalità del corredo bellico dei combattenti normanni, la cui potenza d'attacco è suggestivamente resa nelle scene di scontro, vero e proprio culmine epiconarrativo di questa straordinaria testimonianza iconografica sulle tecnologie e sulle usanze guerresche di un intero popolo.

Bibliografia: VON LENZ, 1897; LAKING, 1920; MANN, 1965; SEITZ, 1965; GAMBER, 1968; BROOKS, WALKER, 1979; BOCCIA, 1982; WILSON, 1985. 

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