gife2.gif (6234 byte)   Il   mito   del   Graal   gife2.gif (6234 byte)

 
IL MITO DEL GRAAL E
LA PROFEZIA MESSIANICA
IN RUGGERO I E NEGLI ALTAVILLA
(di Francesco Paolo Palaia)

 

Avrete sentito sicuramente parlare del mito del Graal in letteratura. Esso è contenuto in una serie di leggende della Tavola rotonda : un gruppo di racconti detti anche "ciclo bretone " o " ciclo arturiano" risalenti all’Alto Medioevo. Queste leggende narrano le imprese di Artù, Re di Britannia, e dei suoi cavalieri. Il mito venne applicato anche al sacro (le reliquie) e all’architettura (ne parla lo studioso Franco Cardini in un recente lavoro su Castel del Monte in Puglia, fatto costruire da Federico II di Svevia) - Il Graal nella tradizione medievale era il calice che usò Gesù nell’ultima cena e la leggenda vuole che Giuseppe D’Arimatea in questo calice abbia raccolto il sangue sgorgato dal costato di Gesù sulla croce, portandolo in Britannia. Qui venne conservato fino a quando, diversi secoli dopo, i cavalieri di Re Artù non si misero alla sua ricerca. Al Graal erano attribuite virtù miracolose come quelle di accecare l’impuro di cuore e dare cibo a chi era senza peccato. I cavalieri che trovarono il Graal furono Parsifal, Bors e Galahad. E’ giusto dare a questo punto anche una definizione dell’escatologia messianica e del ruolo che essa ha avuto dopo lo scisma d’oriente del 1054, con il quale si è avuto il distacco completo tra la Chiesa di Roma e quella Orientale che da allora si denominò ortodossa. Ruggero d' Altavilla per la sua  concezione del potere s'identificò nella  profezia dell’attesa del Messia, che doveva venire per cambiare il mondo, ritenendo egli stesso,   attraverso la funzione di unificazione tra sacro e profano di essere l'Unto del Signore e così  facendo propria la missione di redenzione del mondo. Questa teoria aveva una forte ascendenza nella formazione delle prime monarchie medievali. La novità che portò Ruggero I d’Altavilla nella storia del mondo medievale fu questa sintesi tra sacro e profano, legittimato in ciò anche con la "Legatia apostolica pontificia conferitagli nel 1098 da Urbano II dietro intercessione di San Bruno, maestro del papa a Reims. Ecco una circolarità completa (sicuramente eretica) tra mondo sacro e mondo profano, incredibile a quei tempi, dopo papa Gregorio VII che aveva lottato (Dictatus Papae) per togliere ai re l’esercizio di poteri ecclesiastici. Tra attesa messianica e visione della luce di Dio senza intercessione (era questo il senso della questione del Graal arturiana) di sacerdoti: la circolarità ermeneutica è compiuta. Rileggere tutta la storia del Mezzogiorno alla luce di questa interpretazione e studiare la ricaduta che questa ebbe nell’ordine sociale stesso, è questa la scommessa che è stata fatta in un lavoro presentato in forma di comunicazione dal sottoscritto (10 marzo 2000, Sala delle conferenze dell’Istituto magistrale di Vibo Valentia) e ancora non dato alle stampe. Tutta la Dinastia Altavilliana si è mossa ispirata da questo principio, che però è stato sepolto con l’ultimo dei suoi discendenti : comunicarlo agli estranei sarebbe stato come consegnare le armi nelle loro mani. Perciò questa prassi del potere, quasi magica, non è stata mai analizzata profondamente. Ruggero I morì a Mileto il 22 giugno del 1101 e portò nella tomba i segreti di questo giovane modello di potere che fu in auge per almeno due secoli in Europa e nel Mediterraneo e che fu poi motivo di contrasto con il papato fino alla nascita dello Stato italiano, autonomo dal Pontefice romano.

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